#siamoqui, giovani pronti a sognare con Papa Francesco

“La fatica è stata più che ripagata”, si sente spesso dire dagli oltre settantamila ragazzi che, provenienti da 195 diocesi d’Italia, si sono riuniti al Circo Massimo a Roma per dare testimonianza della loro voglia di cambiare il mondo sotto il segno della croce con musica, racconti, preghiere e meditazioni.

Con l’ashtag #siamoqui tanti ragazzi e ragazze hanno esclamato la loro dichiarazione d’intenti, il vero messaggio dell’appuntamento di Sabato, proseguito per tutta la notte con l’apertura delle chiese di Roma per dare spazio alla preghiera, alla riflessione spirituale e ad un meritato riposo.

Anche Francesco ha percorso il suo piccolo pellegrinaggio, attraversando in lungo e in largo l’ “accampamento” per salutare tutti i giovani con un grande sorriso; poi il momento delle testimonianze. Molte le domande a cui dare risposta, tanti i sorrisi e le lacrime dei pellegrini che hanno accolto pienamente le parole del Santo Padre, che si è concentrato sulle principali questioni che i giovani hanno chiesto di chiarire.

“E’ triste vedere giovani senza sogni che vanno in pensione a 22 anni. Il giovane che sogna cose grandi va avanti, non va in pensione presto. I sogni grandi sono capaci di seminare fraternità e pace”, così esordisce Francesco, ricordando i giovani del passato che hanno cambiato la storia d’Italia, tra i quali san Francesco, che “…ha sognato in grande”, anche se “dicevano che era un pazzo…”. Poi ha ricordato l’ importanza di sognare: i sogni non vengono dalle sostanze stupefacenti, ma “sono un dono di Dio” i sogni veri sono quelli grandi, come quello di seminare pace e fratellanza; per poterlo realizzare è importante ricordare che “…il contrario dell’”io” non è il “tu”, ma il “noi”.

Il tema dell’amore, quello vero, è stato affrontato dal Papa dopo aver ascoltato la “coraggiosa Martina”, che definisce scherzosamente “la nipotina di san Giovanni Crisostomo”. Francesco ribadisce che si deve raccontare ai giovani com’è l’amore genuino, che non va scambiato con “… il semplice entusiasmo truccato d’amore…; ha anche ammonito coloro che attendono troppo, chiedendo ai genitori di aiutare i giovani a maturare; “…se l’amore viene oggi, perché devo aspettare tre, quattro anni, di finire l’università, per farlo crescere, per farlo stabile?” ha poi concluso il Pontefice, incoraggiando i giovani a …non avere mezze misure. O tutto o niente.”.

L’ultima domanda, posta da Dario, ha sottolineato l’importanza dei giovani all’ interno della Chiesa e di come la Chiesa stessa deve dare loro ascolto. “La chiesa sembra sempre più distante e chiusa nei suoi rituali; per i giovani non sono più sufficienti prove ma una testimonianza sincera di Chiesa…” dichiara Bergoglio, ricordando a tutti i giovani presenti che una Chiesa che non dà Testimonianza è una Chiesa che va in fumo”; con la sua risposta a Dario il Papa ha anche segnalato che la perversione della Comunità Cristiana sta nel clericalismo e nella indisposizione al cambiamento verso una Chiesa più aperta al giovane.

Per concludere il confronto con il Santo Padre è stato proclamato il Vangelo della resurrezione, in cui Giovanni, il più giovane, corre e raggiunge prima di Pietro il sepolcro vuoto; “ Non accontentatevi del passo prudente, di chi si accoda” esorta così i giovani, pronti a partire verso mille strade, con la fatica di una intera settimana da pellegrino scomparsa dai loro volti nella gioia dell’annuncio del Vangelo.

Lorenzo Moffa